René Leibowitz e la “fedeltà al testo”
L'articolo si occupa di un settore di studi storico-analitici specificamente interessato ai rapporti tra analisi e interpretazione, un settore che negli ultimi anni ha rappresentato una delle novità più interessanti della moderna musicologia sistematica. Rossana Dalmonte, studiando le partiture di René Leibowitz — depositate nell'omonimo Archivio presso il Dipartimento di Musica e Spettacolo dell’Università di Bologna — testimonia delle osservazioni analitiche che il grande direttore d’orchestra effettuava nella fase di studio di una composizione. Ponendo l’attenzione soprattutto sulle annotazioni analitiche riportate sulla partitura della Quinta Sinfonia di Beethoven, si riescono ad ipotizzare da una parte i suoi riferimenti teorici (nello specifico le osservazioni su un ‘“macro-ritmo” di quattro battute e su una articolazione “levare-battere” che rinvia immediatamente agli studi sul ritmo di Hugo Riemann) e dall’altra l’idea strutturale che egli associava al pezzo. In tal senso le modifiche che Leibowitz operava in fase di orchestrazione mostrano non solo una sostanziale ‘fedeltà al testo”, ereditata dal suo maestro Schoenberg, ma soprattutto una “fedeltà per amore” che per l'Autrice risulta “ più fertile di una obbedienza cieca poiché non vuole correggere Beethoven, bensì avvicinarlo alle sue stesse idee musicali, che l’interprete ha scoperto attraverso l’analisi”.
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