«Cor mio deh non languire» di Battista Guarini nella produzione madrigalistica secentesca
Il legame che intercorre tra un testo e la sua intonazione in forma di madri-gale ha stimolato negli anni numerosi ed autorevoli studi: mi riferisco in parti-colare ai contributi di Daniele Sabaino [1990], Walter Dürr [1994], Rossana Dalmonte – Massimo Privitera [1996], Paolo Cecchi [1997], Massimo Privitera [1994, 1999, 2003], Stefano La Via [1990, 1997, 2003, 2006]. L’intonazione di un testo può essere realizzata in molti modi diversi che attengono al rispetto della struttura metrico-ritmica e del contenuto affettivo, ed è questo il terreno in cui si manifesta la più o meno spiccata creatività musicale dei diversi autori. Cor mio deh non languire con le sue trentacinque intonazioni (Tab. 1) offre la possibilità di soffermarsi con diversi esempi sulla linea di confine che separa gli obblighi compositivi dettati dal testo, dalla libera interpretazione del dettaglio espressivo. Nel presente articolo analizzerò solo una parte delle intonazioni citate e cioè quelle in forma di madrigale.
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