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Le «strutture tonali» della polifonia: appunti sulla riflessione novecentesca e sul dibattito attuale

Marco Mangani - pag. 19-40

L’analisi della chanson di Du Fay Helas ma dame che Heinrich Besseler proponeva nel 1950 (si veda in questo volume l’Es. 7 dell’articolo di Margaret Bent) sintetizza efficacemente l’approccio alle «strutture tonali» della polifonia antica che, sulla scia di Hugo Riemann, fu seguito in misura prevalente nella prima metà del ventesimo secolo (Korte 1929). Si trattava, in sostanza, di mostrare come il Quattrocento avesse già ‘intuito’ il futuro sviluppo della tonalità armonica, pur senza possedere ancora gli strumenti teorici necessari a definirne correttamente le strutture; nella visione dei seguaci di Riemann, ovviamente, tali strumenti coincidevano con la concezione funzionale dell’armonia elaborata dal maestro. Questo approccio fortemente evoluzionistico ha avuto i suoi sostenitori ancora nella seconda metà del Novecento, quando alla visione funzionalista se n’è affiancata una di stampo schenkeriano (si vedano le note 1 e 32 dell’articolo di Margaret Bent); peraltro, la maggiore coscienza storica sviluppatasi nel tempo ha consentito che a un improponibile schenkerismo ortodosso si affiancasse, nell’analisi della polifonia antica, un atteggiamento che possiamo considerare parte della più generale ricerca di uno «schenkerismo corretto» in grado di adattarsi alle esigenze dei diversi repertori ...

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