Anno 2017/2
Rivista di Analisi e Teoria Musicale
Anno XXIII n. 2, 2017
Composition and Improvisation in Fifteenth-Century Music
Composizione e improvvisazione nella musica del Quattrocento
Edited by / a cura di Julie E. Cumming, Jesse Rodin, Massimiliano Locanto
INDICE
Giampiero Piscaglia, Musiche per Sigismondo, pp. vii-viii
Prefazione, pp. ix-xii
Saggi
Julie E. Cumming, Du Fay’s Use of Improvisatory Techniques in Resvellies vous et faites chiere lye, pp. 3-23
Francesco Rocco Rossi, “Aria” di Rimini: rimandi improvvisativi in Unum pulchrum e Salve cara Deo tellus di Ludovicus de Arimino, pp. 25-51
Cecilia Nocilli, «Diversità di cose». Composizione e improvvisazione nella musica per danza del Quattrocento, pp. 53-75
Catherine Motuz, Orality and Composition Alla Mente, pp. 77-104
John Milsom, Henricus Tik and the Spectrum of Fuga, pp. 105-134
Alessandra Ignesti, Compositional Strategies in the Late Fifteenth Century and Beyond: Observations on the Missa Mente tota of Antoine de Févin, pp. 135-164
Agostino Magro, Ancora sui procedimenti di parafrasi polifonica nelle messe di Antoine Brumel. Il caso della Missa de Dringhs, pp. 165-193
Jesse Rodin, The Ballade as Formal Playground. With a Postscript on “Improvisation” and “Composition”, pp. 195-215
Interventi
Susanna Pasticci, L’analisi musicale nel XXI secolo: bilanci e prospettive, pp. 219-255
Notes on Contributors / Notizie sugli autori, pp. 257-263
Du Fay’s Use of Improvisatory Techniques in Resvellies vous et faites chiere lye
Per molti anni, i musicologi hanno ritenuto che l’arte dell’improvvisazione del Rinascimento fosse irrimediabilmente perduta. Gli studi recenti, tuttavia, hanno individuato numerose informazioni sulla pratica dell’improvvisazione nei trattati, e anche i musicisti hanno cominciato a riportare in vita questa prassi.
“Aria” di Rimini: rimandi improvvisativi in Unum pulchrum e Salve cara Deo tellus di Ludovicus de Arimino
La prima parte di questo saggio si concentra su un gruppo di brevi composizioni attestate in Tr. 87 che presentano condotte legate alla prassi improvvisativa, grazie soprattutto alla loro struttura formale e alla presenza di moduli melodici e polifonici ricorrenti.
«Diversità di cose». Composizione e improvvisazione nella musica per danza del Quattrocento
I trattati coreici del Quattrocento tramandano delle indicazioni specifche per l’ornamentazione e l’improvvisazione della danza, ma anche delle tracce rilevanti in merito alla prassi compositiva della musica per danza. In questo studio vengono esaminati alcuni aspetti teorici come i movimenti naturali e accidentali, il vodo (il levare) e il pieno (il battere) nella musica e nel passo, la consonanza e la dissonanza nella danza, il carattere della musica per bemolle e per bequadro nei gesti e nei passi coreografci, la versatilità dei tempi e la funzione del tenorista a sostegno dell’improvvisazione musicale.
Orality and Composition Alla Mente
Nel Rinascimento, improvvisare un contrappunto era un’abilità normale. L’improvvisazione era praticata non solo in chiesa ma anche negli ambienti domestici, nelle taverne, nei campi, nei luoghi di lavoro e negli stabilimenti termali. Tuttavia, gli sforzi per riportare in vita questa pratica improvvisativa, originariamente così diffusa, non hanno finora consentito agli esecutori odierni di improvvisare in modo fluente.
Henricus Tik and the Spectrum of Fuga
Negli ultimi anni, molte ricerche sul processo compositivo nella polifonia rinascimentale si sono concentrate sulla fuga, un termine che i teorici del Rinascimento usavano per i procedimenti oggi chiamati “imitazione” e “canone”. Questo studio propone nuovi modi di definire e descrivere le diverse categorie di fuga rigorosa, in cui le voci partecipanti si replicano esattamente, in termini di durate e intervalli.
Compositional Strategies in the Late Fifteenth Century and Beyond: Observations on the Missa Mente tota of Antoine de Févin
La messa parodia (Missa ad imitationem) è una versione polifonica dei brani dell’Ordinarium Missae basata sull’impiego di più voci tratte da una composizione preesistente. Questa pratica compositiva cominciò ad essere adottata sistematicamente nel primo Cinquecento, come alternativa alla composizione su cantus frmus e alla messa parafrasi. Il saggio si concentra sulla fase iniziale di questa evoluzione e analizza alcuni passi tratti dalla Missa Mente tota di Antoine de Févin, giovane contemporaneo di Josquin nonché figura di rilievo nell’evoluzione del nuovo genere.
Ancora sui procedimenti di parafrasi polifonica nelle messe di Antoine Brumel. Il caso della Missa de Dringhs
L’articolo propone un’analisi della Missa de Dringhs di Brumel volta a illustrare l’omogeneità di trattamento del modello polifonico — la chanson Tous les regretz dello stesso Brumel — all’interno delle varie sezioni della messa. La chanson viene esaminata nella sua complessità polifonica frase per frase, rispettandone il piano cadenzale. L’autore dimostra come i procedimenti di rielaborazione del modello utilizzati da Brumel rendano questa messa piuttosto innovativa nel panorama della produzione coeva.
The Ballade as Formal Playground. With a Postscript on “Improvisation” and “Composition”
Le formes-fixes polifoniche — rondeau, virelai e ballade — meritano di essere sottoposte a ulteriori indagini. Questo saggio parte dal presupposto che ciascun sottogenere dia luogo a possibilità formali che determinano punti di partenza empirici ogni volta diversi, e quindi unici. Poiché la ballade, tra le tre forme fisse, è quella che comporta la minore quantità di ripetizione testuale e musicale, è anche quella più aperta dal punto di vista formale.
L’analisi musicale nel XXI secolo: bilanci e prospettive
Il saggio propone una rifessione sulle prospettive dell’analisi musicale nel XXI secolo, mettendo in relazione le politiche culturali che hanno ispirato la linea editoriale della «Rivista di Analisi e Teoria Musicale», che l’autrice ha diretto dal 2012 al 2017, con i paralleli sviluppi della ricerca analitica in campo internazionale.