Respighi's archaism from an analytical viewpoint
I due concerti più rilevanti di Respighi, il Concerto gregoriano per violino e orchestra (1921) e il Concerto in modo misolidio per pianoforte e orchestra (1925), sono analizzati nel dettaglio strutturalmente, formalmente e tematicamente, con lo scopo specifico di valutare la questione problematica della collocazione di Respighi nello scenario musicale europeo all’inizio del ventesimo secolo, tra radicalismo e vari recuperi di antichi mondi musicali. L’arcaismo programmatico, espresso già nei titoli di queste due opere, consiste, specificamente, nello spazio diatonico che caratterizza principalmente la creatività (o la re-invenzione) tematica e in un contesto armonico volto a indebolire la cadenza classica. Le concezioni compositive e formali, tuttavia, sono evidentemente ereditate dalla tradizione sinfonica tardo-romantica.
Io sostengo che l’arcaismo di Respighi può essere letto come un percorso smussato verso la modernità, un percorso che rifiuta il radicalismo delle avanguardie storiche. Le due nuance del Neogotico di Respighi espresse nel Gregoriano e nel Misolidio (il primo più “spirituale”, il secondo più “mondano”) indicano due tentativi leggermente differenti di recuperare la tradizione in chiave moderna o di modernizzare il sinfonismo tardo-romantico liberandolo dalla retorica del linguaggio post-wagneriano, avvertito come obsoleto. Dal punto di vista postmoderno e pluralista, l’arcaismo di Respighi può essere visto come espressione di una poliedrica varietà di tendenze verso un’innovazione equilibrata, un’innovazione senza rivoluzione, in qualche modo opposta al radicalismo della seconda scuola viennese.
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