Diffrazioni e dicotomie nella teoria modale del Rinascimento
La pubblicazione del Dodecachordon di Glareano (1547) segna un punto di svolta nella teoria dell’organizzazione dello spazio sonoro della polifonia rinascimentale: da quel momento il ‘nuovo’ sistema a dodici modi e quello a otto eredi- tato dalla tradizione medievale coesistono fianco a fianco come mondi distinti e incompatibili, ciascuno con i propri sostenitori e i propri criteri ermeneutici.
Una tale dicotomia, che si aggiunge alle due differenti maniere con cui i teorici descrivono il concetto di ‘modo (uno più legato alle necessità pratiche all’origine dell’octoechos occidentale e l’altro maggiormente memore delle suggestioni della teoria classica delle specie di quarta e di quinta) così come alle discrepanze da sempre esistenti in argomento tra teoria e prassi, rende la questione della modalità polifonica un caso esemplare per osservare al macro e al micro-livello continuità e fratture storiche, per studiare le relazioni dialettiche tra la pratica musicale cinque-seicentesca e la musicografia coeva, e infine per riscontrare le differenti precomprensioni al riguardo della musicologia moderna (che ha dapprima intersecato tale dicotomia con l’altra dicotomia ‘modalità/tonalità’ per approdare solo negli ultimi decenni a una riflessione sui problemi specifici di essa). Il presente saggio intende quindi fare il punto della situazione allo stato attuale della ricerca e proporre qualche linea interpretativa del fenomeno che superi alcune secche del recente passato e apra qualche nuovo orizzonte nei confronti sia dell’analisi sia dell’ermeneutica del repertorio musicale rinascimentale.