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Beyond the Purely Musical: Proposals for Bridging the Gap between Formalism and Representationalism in Teaching Musical Analysis

Daniel Moreira - pag. 55-90

La tensione tra visione formalista e rappresentazionalista sul significato della musica si è mantenuta costante in Occidente, culminando nella seconda metà del XX secolo in una distanza istituzionalizzata tra il formalismo, praticato nei circoli accademici e nella musica classica, e le pratiche musicali pop e cinematografiche, basate sull’idea di rappresentazione.

Si è ritenuto generalmente che la teoria e l’analisi musicale dovessero trattare questioni inerenti per lo più alla significazione musicale interna e non tanto ai significati “estroversi”, di rappresentazione. In quanto disciplina prevalentemente formalista, l’analisi musicale è stata attaccata dalla cosiddetta Nuova Musicologia negli ultimi due decenni del XX secolo. L’analisi fu accusata di produrre testi che non consideravano il contenuto emotivo della musica come pure il più ampio contesto culturale in cui la musica è sempre inserita. In parte in risposta a queste critiche, alcuni analisti hanno cercato di sviluppare strategie che colmassero efficacemente il divario tra formalismo e rappresentazionalismo, includendo vari approcci analitici ai topics, alla narrativa, alla temporalità e all’emozione. Questi approcci, tuttavia, non hanno ancora raggiunto adeguatamente l’aspetto didattico, per il quale l’analisi continua ad essere affrontata in modo quasi esclusiva- mente “introverso” (e cioè tipicamente formalistico e tecnico).

In questo articolo intendo proporre un insieme di metodologie che com- binino in modo produttivo formalismo e rappresentazionalismo nell’insegnamento dell’analisi musicale, attingendo alle teorie dei topics, della narratologia, dell’emozione e della temporalità, e così affrontare brani di Debussy, Schubert, Schoenberg, Webern e Bernard Herrmann.

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