Le funzioni dell’ascolto nell’analisi musicale. Un caso significativo: L’Hommage à R. Sch. di György Kurtág
Il mio articolo non è né carne né pesce: sta a metà strada fra una cronaca d’ascolto (ammesso che esista un genere letterario che possa essere definito in questi termini) e un contributo di analisi basato sulla lettura di una partitura. Questa ambiguità non mi sembra arbitraria perché riflette il doppio statuto che possiede ogni brano di musica non-orale: ogni musica può essere letta (ammesso che uno lo sappia fare) e può essere ascoltata. C’è però da osservare che le due operazioni avvengono di norma in condizioni diverse: per la prima bisogna stare al tavolino, e per l’altra in poltrona. E per di più c’è da aggiungere che la tradizione nobile della musicologia ha sempre preso in considerazione la possibilità di accettare come scientificamente qualificati i resoconti di analisi fondati sulla lettura delle partiture, ma non ha dato spazio, o ne ha dato assai meno, a quelli fondati sull’ascolto. Certo l’esperienza di ascolto è musicalmente e musicologicamente importante, ma non è mai stata formalizzata in termini precisi.