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Ritmo e analisi lineare. Uno studio introduttivo

Carl Schachter - pag. 7-53

Tra tutte le critiche suscitate dall’opera di Schenker e della sua scuola, una è stata particolarmente ostinata: l’analisi schenkeriana, qualsiasi contributo possa dare sotto molti aspetti, non fa onore al ritmo, quell’elemento decisivo senza il quale non potrebbe esserci musica. Si potrebbe tendere a respingere siffatta obiezione se fosse espressa solo da coloro che non sono convinti dalla metodologia schenkeriana. Tuttavia, anche musicisti che condividono molte delle idee di Schenker hanno espresso questa critica [Rosen 1971a, 1971b; Komar 1971a]. Certo, un’affermazione non può essere detta vera per il semplice fatto che sia da più parti ribadita. Quante volte abbiamo sentito che Beethoven era de- bole nel contrappunto o che l’uso di registri estremi nei suoi ultimi lavori era dovuto alla sua sordità? Ma, che sia del tutto, in parte o per nulla vera, una cri- tica così persistente merita tutta la nostra attenzione: riflettendo sulle sue im- plicazioni, ogni studioso schenkeriano può consolidare ciò che già sa e iniziare a esplorare aree che sono ancora largamente inesplorate. In questo studio cercherò di spiegare come nasce questa critica a Schenker e di determinare fino a che punto essa sia fondata. Esaminerò poi alcuni tentativi di elaborare una teoria del ritmo, e infine, esporrò alcune delle mie idee sull’analisi del ritmo nella musica tonale.

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