Percorsi sonori di un teatro immaginario. Da Noms des airs a Lohengrin II di Salvatore Sciarrino
Nella prima versione di Lohengrin, Salvatore Sciarrino attribuisce all’opera il sotto titolo di “azione invisibile” proprio per sottolineare il fatto che la forza teatrale di un lavoro musicale deve essere nella musica stessa e non nelle azioni, vere o simulate, che si rappresentano. Nel teatro musicale, quindi, la musica deve avere la capacità di evocare, di suscitare pure illusioni, mentre il suono è il vero protagonista, il veicolo sensoriale tramite il quale il linguaggio musicale si svela al pubblico. Ma troppo spesso quest’ultimo è bloccato nello spazio e nel tempo della rappresentazione da consuetudini che si possono superare anche portando l’opera in spazi diversi da quelli tradizionali e dando all’ascoltatore ampia libertà di movimento e di scelta d’ascolto. È ciò che Sciarrino ha realizzato in due importanti lavori musicali rispettivemente intitolati Noms des airs, una discesa nel suono d’Orfeo (1994) e Lohengrin II – Disegni per un giardino sonoro (2004), di cui analizzaremo alcuni aspetti salienti. Il legame fra i due lavori è molto stretto, anche se ci sono notevoli differenze concettuali che rendono il primo più interessante per l’utopia compositiva e il secondo più efficace e coerente sul piano musicale. Entrambi utilizzano in maniera intensiva l’elettronica e la possibilità di trasformare i suoni in tempo reale.