La scala come modello per la composizione
«...la natura ci ha dato il modello [dei periodi musicali] nella sua scala ascendente, e discendente. Questo periodo è il più semplice, il più completo, il più regolare di tutti». Con queste parole il teorico napoletano Gaspare Selvaggi agli inizi dell’Ottocento esprimeva un’idea che, più o meno esplicitamente, era alla base del modo di pensare alla tonalità in Italia per (almeno) tutto il secolo precedente. In breve, l’idea è questa: la scala è la sintesi, data dalla natura, della melodia; e, analogamente, la scala accompagnata è la sintesi della tonalità. Coerentemente con queste premesse, i metodi d’insegnamento del contrappunto e del partimento – i due pilastri dei corsi di composizione nell’Italia del Settecento e, in buona parte, anche dell’Ottocento – erano largamente basati sulla scala.