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Ritmo e analisi lineare. La tecnica di riduzione delle durate

Carl Schachter - pag. 7-43

Uno dei quaderni di conversazione di Beethoven per l’anno 1824 contiene la seguente annotazione per mano di Anton Schindler: «I ritmi estesi nei vostri lavori non derivano da calcolo, ma piuttosto dalla natura della melodia e, non di rado, dall’armonia – è così?». Io non sono in grado di stabilire se quest’annotazione sia autentica o se sia uno degli inserimenti successivi di Schindler. Ma, in ogni caso, questa osservazione assume un notevole interesse musicale. Nel mio studio precedente ho avanzato l’idea che il ritmo musicale abbia due fonti. La prima è la divisione del tempo, misurabile attraverso il movimento di un oggetto materiale nello spazio (un orologio o un metronomo) – il “calcolo” di Schindler. La seconda è la periodicità intrinseca nel sistema tonale, in fenomeni come l’equivalenza di ottava, le funzioni della scala, la risoluzione di una dissonanza su una consonanza, e così via – in altre parole, «la melodia e, non di rado, l’armonia». Per riferirmi a queste due componenti ho usato i termini di “ritmo di durate” e di “ritmo tonale” [Schachter 2008].

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