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Testo verbale e testo musicale nel secondo Settecento: un sistema metrico condiviso

Pier Giuseppe Gillio - pag. 65-82

Virtualmente qualsiasi testo verbale può essere messo in musica, anche un testo in prosa, quantunque un testo in versi sia certamente più congeniale all’intonazione poiché l’ordine della sua scansione ha più ampie possibilità di corrispondenza con la sequenza degli accenti musicali. Tuttavia anche questa analogia di struttura non costituisce di per sé una sufficiente condizione di accordo tra esigenze d’ordine prosodico e d’ordine musicale. Storicamente il problema della compatibilità tra i due sistemi metrici, a loro volta mutevoli nel tempo e nei luoghi, conosce nella letteratura musicale soluzioni molteplici. Anche in età moderna, in area italiana, si evidenziano atteggiamenti diversi: i due sistemi possono convivere con modesti o scarsi livelli d’interazione, come nelle composizioni strofiche; oppure un libero linguaggio musicale, affrancato dall’ “isoritmia”, può assecondare le necessità prosodiche a un livello più alto; o, ancora, il testo poetico è predisposto a soddisfare le esigenze di un’intonazione di vincolante strutturazione ritmica. È il caso della poesia melica, soprattutto settecentesca, che costituisce l’oggetto del mio intervento.

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