“Tardo stile” e “opera tarda” «Gesänge der Frühe»: compimento di un percorso o svolta a “vie nuove”?
La raccolta Gesänge der Frühe non è semplicemente l’ultima opera pianistica pubblicata da Schumann da un punto di vista strettamente cronologico, ma per molti aspetti rappresenta la confluenza di diverse tendenze esplorate nei lavori, pianistici e non, degli anni precedenti. Confluenza che non significa affatto risoluzione, non si tratta di un traguardo di un percorso evolutivo, ma proprio al contrario la volontaria dichiarazione di un fallimento. E proprio in questo risiede secondo me il massimo valore di quest’opera, come di tutti i lavori non riusciti, che spesso contengono i massimi traguardi di compositori dotati di particolare personalità. Certo, la locuzione “non riusciti” può destare scetticismo per la sua apparente risonanza svalutativa; con essa intendo tuttavia ricollegarmi alla acutissima definizione che Giorgio Agamben ha dato della produzione del “vecchio poeta”, in cui stile e maniera si intrecciano e si annullano: «È come se il poeta vecchio, che ha trovato il suo stile e, in esso, ha raggiunto la perfezione, ora lo dimettesse per accampare la singolare pretesa di caratterizzarsi unicamente attraverso un’improprietà». [Agamben 2010, 92].