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Archetipi operistici e geometrie musicali nel Giordano Bruno di Francesco Filidei

Gianluigi Mattietti - pag. 155-199

Il saggio analizza l’opera Giordano Bruno di Francesco Filidei, tra i lavori di teatro musicale più rappresentativi dell’inizio del XXI secolo. La drammaturgia musicale è fatta di forme chiuse e ritualizzate, con 12 scene che si basano sulle 12 note della scala cromatica, disposte su vettori, uno ascendente e uno discendente. Questo dispositivo formale di scale divergenti si riflette anche nella struttura delle varie scene, che vengono analizzate singolarmente, e nella costruzione di tutti i mate- riali musicali. Pur derivando da elementi basici, come le scale, questi materiali appaiono molto differenziati e connotati, anche con citazioni e calchi stilistici, soprattutto nella scrittura vocale che va dal canto afasico e frammentato all’a- rioso, dal canto gregoriano a espliciti rimandi all’opera italiana. Parallelamente all’analisi dei procedimenti musicali viene messo in risalto lo stretto legame tra suono, elementi performativi, e significati simbolici. Tutta l’opera è infatti gio- cata sull’incrocio tra un orizzonte che sale e un altro che scende, come i due per- corsi esistenziali di Giordano Bruno: sei scene “filosofiche”, che salgono verso un mondo infinito, e sei scene “biografiche” che descrivono invece una discesa verso l’abisso, culminante nella scena del rogo (n.11), epilogo tragico che corrisponde a un emblematico passaggio dal suono al rumore, e che simboleggia la fusione tra corpo e legno, tra materia animata e inanimata, i due elementi “primari” dai quali ha tratto ispirazione il compositore.

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